Giuseppe Festino, Come è cambiato il lavoro di illustratore per il maestro della fantascienza

Pubblichiamo oggi questa video intervista a Giuseppe Festino, una delle prime interviste che abbiamo realizzato e che per vari motivi è sempre rimasta nel cassetto (ebbene si, questa intervista è stata realizzata nel lontano 2019). Giuseppe Festino è un illustratore e artista noto a chiunque si sia avvicinato al mondo della fantascienza. Per noi è anche un caro amico e siamo ben felici di incontrarlo ogni volta, malgrado la distanza fisica, ce ne sia occasione.

Giuseppe Festino, nato a Castellammare di Stabia, Napoli, nel 1943, ha avuto un ruolo di rilievo nell’evoluzione della fantascienza in Italia. La sua passione per il disegno è emersa fin dall’infanzia, influenzata dalle prime letture e dai romanzi di fantascienza. In un mondo che ormai non esiste più, muove i primi passi lavorando in piccoli studi artistici. L’incontro con l’editoria avviene con Mondadori, e successivamente collabora con diverse riviste e case editrici.

La sua carriera si consolida negli anni ’80 e ’90, quando viene chiamato a realizzare le copertine di Urania. Ha utilizzato principalmente acrilici per le sue opere, mantenendo una continuità con lo stile degli artisti precedenti. Oltre alla fantascienza,

Giuseppe Festino è noto anche come ritrattista ed ha realizzato moltissime opere utilizzando il tratteggio a china in bianco e nero. In questa intervista Giuseppe Festino, essendo uno dei principali esperti dell’opera di Kurt Caesar, celebre illustratore italiano, ci racconta il suo sogno di poter pubblicare il libro con la ricostruzione di ben 174 opere dell’artista ormai scomparso nel 1974. Giuseppe Festino lavora a questo progetto da metà degli anni 2000 e gli auguriamo che possa finalmente vedere la luce.

Video intervista a Giuseppe Festino (Youtube)

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I link al video su Youtube

00:00 Introduzione
00:17 Come di rito ti chiedo: ti va di raccontarci come è nata la tua passione per il disegno
03:58 Quali sono stati sotto percorso i tuoi artisti di riferimento?
06:10 Come nasce la tua illustrazione?
08:43 Dove cerchi l’ispirazione a parte ovviamente la lettura del testo?
15:18 Lavori con i colori primari? Mischiando i colori primari?
17:05 Con quali altre tecniche con cui hai lavorato?
20:10 Questi lavori bianco nero per chi li ha fatti?
21:05 Hai avuto esperienze di lavoro anche all’estero e come com’è andata?
21:58 Nella tua carriera lavorativa come ti sei proposto? Come hai cercato ingaggi, clienti?
22:36 Parlando dei tuoi disegni in bianco e nero ti va a dimostrarcene qualcuno?
33:50 Cosa ne pensi del digitale?
35:15 E come definiresti il tuo mondo illustrato? È un mondo popolato di…
36:38 Un tuo sogno nel cassetto?
43:04 Cosa consiglieresti a chi decide di intraprendere questa professione oggi?
44:35 Grazie

Intervista a Giuseppe Festino

Balene in volo: Ciao Giuseppe Festino, grazie di aver accettato questa intervista. Come di rito ti chiedo: ti va di raccontarci come è nata…? Naturalmente, altrimenti mi sarei rifiutato di ricevere. …la tua passione per il disegno, e la tua passione per il fumetto, per la tua carriera.
Giuseppe Festino: Allora io ho iniziato come iniziano tutti i ragazzini, mi sono interessato al segno, all’immagine e vai avanti così. Poi c’è qualcuno che viene distolto da altre passioni e c’è chi invece si accorge che può fare tanto e allora procede in quella direzione. A me è capitato questo faccenda e quando è arrivato il momento giusto dopo gli studi tradizionali mi sono detto “cosa voglio fare nella mia vita?, mi piace questo e ho scelto di farlo”. Ovviamente dove vivevo la cosa non aveva la possibilità di sviluppo, ero in provincia, a Domodossola e quindi ho deciso di venire a Milano dove c’era e c’è ancora la grande editoria nazionale e ho cominciato così. Naturalmente ho approcciato Mondadori, De Agostini, Fabbri Editori, però chiaramente i posti erano già occupati da un sacco di altri nomi già collaudati. In che periodo questo? In metà degli anni ’60. Però c’erano anche gli studi artistici e ce n’erano tanti come ce ne sono ancora adesso. In quel periodo gli studi artistici cercavano tanti collaboratori, ho avuto la fortuna di trovare uno di quelli giusti e professionalmente parlando ho cominciato nel ’65 presso questo studio. Poi dopo qualche anno l’editoria mi ha voluto conosce e il mio percorso è iniziato veramente. E presso questo studio artistico di cosa ti occupavi? Un’enciclopedia sugli animali che venne pubblicata poi da una casa editrice che adesso non esiste più si chiamava AMZ e quindi lo studio praticamente non era l’editore vero e proprio, produceva per conto di altri, però lavoravo presso questo studio. Quindi è stato anche un momento formativo? Esatto, assolutamente formativo. Sono passato da quello che essere autodidatta a quello che è il primo passo verso la professionalità propriamente detta. Naturalmente lavorando in uno studio ho dovuto poi svincolarmi anche se ero comunque un freelance come si dice e quindi mi sono guardato in giro, ho avuto tanti approcci con altri editori e anche lì avendo già avuto un po’ di dimestichezza con il mestiere ho imparato a sbrigarmela da solo, ad essere libero nel vero senza la parola. Quindi De Agostini piuttosto che piccole agenzie di pubblicità, occasionali collaborazioni con piccole case discografiche per le copertine appunto dei dischi stessi, cose così e poi capitava anche a lavorare per privati ma era al minimo perché il lavoro grosso era presso gli editori o le agenzie.

Balene in volo: Quali sono stati nel percorso i tuoi artisti di riferimento?
Giuseppe Festino: Quando io sono arrivato a Milano in questo studio mi hanno fatto una specie di test, mi hanno fatto la stessa domanda che mi hai fatto tu e io ho nominato artisti americani che avevo cominciato a conoscere, i pittori della domenica e corriere, i vari collaboratori e altri illustratori che lavorano per Mondadori quindi molto conosciuti a grande pubblico perché avevano la possibilità di lavorare a lungo e continuativamente con lo stesso prodotto e naturalmente per certe cose ho ricevuto approvazione di gusti e altre volte mi hanno detto no ma quello non è bravo… ma io comincio adesso quindi abbiate pazienza non posso fare il 100% Quindi si sono evoluti anche i tuoi punti di riferimento? È fatale perché ti rendi conto che osservando il lavoro da un altro punto di vista sotto una guida competente capisci che il tuo giudizio era molto superficiale quantomeno limitato soprattutto alla passione dell’avere potuto osservare queste cose piuttosto che nel metodo in cui erano state realizzate cose di questo genere, però resta il fatto che quello che è certo è che riconoscevo quello che valeva poco o niente purtroppo ci sono anche queste cose che trovano comunque spazio anche da parte del pubblico, il pubblico in questo caso viene maleducato, è vero che nell’arte chi può decidere cosa è bello e cosa è brutto però qui stiamo parlando di immagine editoriale dove il prodotto deve essere valido al 100% a prescindere dallo stile di ciascuno con cui viene realizzato Quindi deve risolvere diciamo assolvere una funzione specifica? Indubbiamente.

Balene in volo: Invece parlando proprio del tuo processo creativo come nasce la tua illustrazione?
Giuseppe Festino: Bene diciamo che quando ero piccolo leggevo le cose che mi sembravano interessanti osservavo le immagini che accompagnavano queste cose e ho capito che chi lavorava per quel tipo di prodotto doveva conoscere il contenuto della storia e quindi mi rifacevo alle immagini che mi venivano dettate dal testo. Quindi leggevi tutti i testi di cui dovevi illustrare la copertina? All’inizio no però dopo ho preteso questo perché regolarmente quando mi facevano un riassunto di quello che dovevo illustrare mi accorgevo alla fine, quando era pubblicato leggendo il testo che avevo sbagliato tutto! quindi la colpa in realtà non era mia, questo non per volere dare colpa ai miei collaboratori, ma proprio perché il testo ti racconta le cose come le ha intese lo scrittore. Se vengono filtrate dall’opinione di qualcuno che l’ha intuito approssimativamente alla fine non è che fai esattamente quello che lo scrittore intende. C’è un filtro di mezzo che comunque lascia il suo segno. Infatti è anche vero che se lo stesso testo fosse stato dato ad un altro disegnatore sarebbe venuto fuori una cosa diversa ma quantomeno attinente a quello che viene descritto, quantomeno, non una cosa così da interpretare approssimativamente. Quindi sicuramente lettura del testo per cogliere i dettagli… Naturalmente qualche volta si lavora per fare delle copertine per antologia in questo caso sei libero perché o ti dedichi a un racconto in particolare o fai un riassunto di tutti oppure vedi se i racconti sono puntati nella mia direzione piuttosto che un’altra e allora ti adegui a fare qualcosa che ti sembra giusto che soprattutto tagga l’attenzione del pubblico perché lo scopo di una copertina è quello! Quindi è un linguaggio adeguato anche ad attirare l’attenzione sostanzialmente a vendere il libro? Assolutamente bisogna assolutamente coprire l’attenzione del pubblico, insomma il libro è fatto per essere venduto e quindi deve essere adeguata.

Balene in volo: Quindi dove cerchi l’ispirazione a parte ovviamente la lettura del testo avevi qualche trucco?
Giuseppe Festino: Succede anche questo che lo scrittore l’autore del libro da illustrare usa delle parole, le parole si riferiscono a delle cose, degli oggetti, delle situazioni. quando si tratta di un oggetto concreto io cerco di trovare quell’elemento. se mi si dice che l’espressione di quel personaggio è angosciato non è che posso inventarmi di sana pianta… sì posso fare il bozzetto di un viso che sembra preoccupato… ma se non ho gli elementi giusti fotografici a cui attenermi per poter dare un’idea reale dell’immagine fatalmente farò qualcosa di approssimativo come purtroppo ti dicevo prima succedeva e succede ancora adesso. Le interpretazioni un po caricaturali dei personaggi che si usano più che altro in pubblicità… molti usano quella tecnica perché non conoscono bene la figura basta fare qualcosa che dia un’idea e via andare, secondo me questo è un errore perché insomma diventa anche un po stucchevole. oggi come oggi vedo un’invasione di questo modo di illustrare le cose anche in copertina di libri piuttosto seri, soprattutto nella pubblicità, ma nella pubblicità la cosa può essere comprensibile, nel campo editoriale e nella relativa direi di no. se un’immagine ha un significato deve essere attinente a quello che c’è dentro, altrimenti devia all’attenzione e l’interesse del lettore lo porta fuori campo. quindi diciamo una fedeltà proprio al realismo si esatto e qui viene in soccorso la fotografia, ed ecco la necessità di un archivio ed ecco la collezione di tante immagini che servono per essere osservate, studiate, per poter concretizzare l’immagine facendo un accostamento di varie parti maniera coerente e per dare appunto verismo alla situazione che si disegna, che si realizza il verismo particolarmente utile anche proprio perché parliamo di temi che sono fantasioni come la fantascienza anche nel campo della fantascienza, esatto. poi alla fine c’è un grosso malinteso di fondo tutti quanti da quando più o meno è nata ha pensato che la fantascienza riguardasse solo i viaggi nello spazio, mostri degli altri pianeti, queste cose un po’ fuori… gli ufo, questo questo genere, ma la fantascienza riguarda la fantasia applicata alla scienza! la parola dice chiaramente no, la scienza è ricerca e interesse per la verità, sapere la realtà delle cose, ma le cose hanno una loro concretezza, di conseguenza possiamo immaginare… non so… un veicolo che si muove nello spazio ma dobbiamo dargli una coerenza, se si fa un aereo in volo che non ha le ali allora non è più un aereo e come si fa a sostenere, cioè in questo caso alla fantasia non è una giustificazione per fare qualcosa di inesatto, bisogna essere coerenti nell’ambito della scienza stessa, ed ecco che non c’entrano tanto gli ufo in questo caso ma bisogna costruire delle situazioni dove magari appunto non si parla né di altri pianeti né di altre cose particolari ma da una situazione che riguarda “il cosa succederebbe se oggi arrivasse, non so, una scoperta che elimina tutti i combustibili per cui ti puoi trasportare di qua e di là…” è un’ipotesi fantastica ma ha una sua base scientifica ed è calata in una realtà verosimile esatto comunque nella realtà dunque per rendere questo realismo nelle tue immagini che tecnica hai scelto allora io ho cominciato a lavorare professionalmente col colore per diversi anni sono rimasto a lavorare in questo studio milanese usando tecniche solite, la tempera, gli inchiostri, le matite ma il colore era la tempera in quel periodo,… poi hanno cominciato i colorifici a proporre agli artisti un nuovo tipo di prodotto gli acrilici che sono dei colori sintetici. praticamente si possono diluire con l’acqua come si fa con le tempere e con gli acquerelli però una volta che sono asciutti diventano rimangono solidi e lavabili. Io ho trovato molto pratico perché certe volte si era da fare dei ritocchi e questo consentiva di farli senza smuovere il fondo che ormai era diventato solido quindi potrei fare uno strato sopra l’altro esattamente e questa mi è rimasta come tecnica fondamentale ha tutti i pregi dei colori normali ma in più c’è questa solidità di base per cui si può usare l’acrilico come se fosse un acquerello, molto velato, molto acquarellato oppure come se fosse olio, molto spesso, molto denso, è molto versate praticamente e poi ripeto è una cosa non trascurabile, è lavabile e non corre il rischio di essere macchiato se dell’acqua copisce la superficie della tavola quando… quindi anche una questione pratica …indubbiamente e anche nella durata probabilmente si penso proprio si, perché sono colori solidi, sono colori che per ora nessuno ha mai lamentato ancora una cosa di questo genere, che la luce del sole sbiadiscano come invece può capitare con l’acquerello e con altri inchiostri particolari.

Balene in volo: lavori con i colori primari? mischiando i colori primari?
Giuseppe Festino: si faccio questo e quello, avendo tanti colori perdi la la sensibilità nel capire quel tipo di grigio se va verso il giallo piuttosto che verso il rosso perché anche un grigio non è semplicemente una quantità di bianco e di nero ma c’è grigio e grigio, grigio caldo, grigio freddo e così come per tutte le altre tinte avendo a disposizione troppi colori che si assomigliano va a finire che perdi la tua sensibilità personale di poterne creare uno quando occorre, se hai sempre a disposizione una tavolozza molto ampia ti abituerai a non usarli tutti ma copiare quello che si avvicina di più. invece con pochi colori si possono fare tantissime cose. si tratta di dosaggio. degli acrilici dicevi non ci sono sempre stati, da che anni sono arrivati? direi verso la fine degli anni 50 all’inizio dei 60, non mi sono mai preoccupato dell’origine del prodotto perché io non ho fatto studi classici come avrebbe fatto qualche accademico riferendosi ai quadri dei pittori del 400, del 500 che se li fabbricavano e loro nelle botteghe… io trovavo il prodotto, mi sembrava buono e l’utilizzavo… basta così! alla fine non dovevo fare dei capolavori dovevo fare del lavoro semplice, senza… altro che lavoro semplice…

Balene in volo: e altre tecniche con cui hai lavorato?
Giuseppe Festino: e… chiedo scusa, in effetti ho scoperto che, dicevo prima del lavoro col colore, è successo dopo questo periodo di apprendistato, chiamiamolo così, di essere contattato da qualcuno che aveva visto certi bianconeri che avevo realizzato quasi da un punto di vista amatoriale, per cui mi venne chiesto una grande quantità di disegni appunto realizzati con la china, la chinna nera su foglio bianco tradizionale quindi con la tecnica del tratteggio io ho scelto la tecnica del tratteggio, avrei potuto utilizzare la tecnica del puntinato, la tecnica della linea pulita mista puntinato… ma quello che volevo fare era soprattutto distinguermi nel tipo di immagine perché quelle che ho appena descritto vengono venivano utilizzate soprattutto nel fumetto e io non volevo far apparire i mie lavori come se fossero delle vignette da fumetto quindi mi sono immaginato, poi alla fine non è niente di straordinario, può essere interessante il risultato ma il lavoro in sé stesso è semplicemente quello di passare e ripassare con un pennino una certa zona e equilibrare il trateggio per rendere le zone scure più o meno, ecco… quindi cambiando l’inclinazione del tratteggio, si anche quello. in generale non utilizzo una… come si dice… una come hai detto, tu un’inclinazione… vado a casaccio ruota libera, sono molto spontaneo l’importante è che riesco a tenere delle gradazioni così, basta dare volume, infettisco, nel mio tratteggio non c’è mai nero steso col pennello, continuo passare e ripassare fino a quando non arrivo ad una oscurità quasi totale, però se si osserva da vicino ci sono dei piccolissimi puntini dove si intravede la carta di fondo, il bianco della carta. diciamo così, questo modo di eseguire disegni mi ha favorito molto nella professione perché nel campo fantascientifico sono molto più apprezzato per il bianco nero, piuttosto per il colore. ma alla fine perché semplicemente ho lavorato molto ma molto di più col bianco nero che non con il colore. non è che il colore lo faccia così contro la mia volontà, lo faccio volentieri, mai bianco nero mi impegna molto di più, ci tengo parecchio.

Balene in volo: questi lavori bianco nero per chi li ha fatti?
Giuseppe Festino: dunque, li ho realizzati soprattutto per degli editori minori che ogni tanto proponevano al pubblico delle antologie di genere fantastico, il direttore di uno di questi nel 76, vide appunto questo lavoro amatoriale che avevo realizzato, pensò che potevo essere un loro collaboratore, mi invitò, io accetai… era una cosa che mi interessava parecchio e sono andato avanti, ho lavorato anche per Mondadori con questa tecnica, anche per editori stranieri ho fatto parecchio disegni.

Balene in volo: Ecco nominavi editori stranieri quindi hai avuto esperienze di lavoro anche all’estero e come com’è andata? Che differenze hai notato?
Giuseppe Festino: in campo fantascientifico abbiamo un vantaggio nei disegnatori che ogni anno si fanno delle convention internazionali io conobbi un paio di editori tedeschi che videro i miei bianconeri mi chiesero se volevo collaborare e ovviamente erano i benvenuti. Ed erano sempre nel settore fantascientifico? Si esatto, ci occupavano anche di altre cose ma erano in questi congressi proprio per cercare mani nuove, tecniche nuove, come ogni professionista o come un editore accorto frequenta gli ambienti giusti per trovare le vie nuove per esprimersi.

Balene in volo: Quindi nella tua carriera lavorativa come ti sei proposto? come hai cercato ingaggi, clienti?
Giuseppe Festino: Frequentando queste fiere di settore? Si ma ho cominciato prima presentandomi di persona come l’ultimo degli sprovveduti perché non sapevo qual era la cosa migliore, mi sembrava che l’approccio diretto senza nemmeno un appuntamento… fosse… e grazie al cielo ho incoltato persone che avevano capito che nella mia ingenuità… insomma avevo tanta buona volontà.

Balene in volo: Allora parlando dei tuoi disegni in bianco e nero ti va a dimostrarcene qualcuno?
Giuseppe Festino: Si perché no? Queste sono delle riproduzioni molto pratiche da esibire adesso, non so se il riflesso dia fastidio. Sono state realizzate per dei romanzi appunto genere fantastico, pubblicati sulla collana di Urania della Mondadori, io mi leggevo tutto il testo e decidevo gli elementi da… perché questi sono immagini interne invece? Nelle prime pagine dove attacca il libro stesso io ho fatto un riassunto del contenuto tutto il libro. E’ un’immagine per ogni libro o più immagini per il stesso libro? no, sono tanti pezzi di vari punti dello stesso romanzo. Quindi ogni immagine parla un libro solo? una specie di discorso su quello che succede. Ecco voi potete vedere qui per esempio questa figura d’uomo, il discorso di prima… fotografia e immagine, questa non è inventata al limite è modificata, le ombre sono realistiche, non sono improvvisate, ho aggiunto magari questa specie di occhiali al personaggio perché nel racconto si parla di una struttura che a questo signore permetteva di vedere certe frequenze luminose oppure quando si parla di una certa creatura che assomiglia a uno struzzo però non ha il becco, ecco io mi documento e poi faccio le modifiche opportune, però la base è sempre realistica in qualche maniera. Per il fatto stesso di abbinare non so il particolare di una retina al muso di un coniglio a giochi di luce particolari oppure fare una testa trasparente dove si intravedono la circonvoluzione del cervello automaticamente ti porta in una situazione che ha del reale però non è che la si vede tutti i giorni, è un’interpretazione della realtà. E ci dicevi sullo stile che volevi distinguerti dalla percezione del fumetto. Ho visto molti illustratori che si dedicavano a questo genere di immagini e notavo che erano piuttosto semplicistici, dicevo prima di parlavo di fumetto non andava bene essere simili, non perché abbia qualche remora contro i fumettisti, ma perché volevo distinguermi in qualche maniera, non dovevano essere immagini… mi sembrano troppo semplicisti quello che vedevo fare agli altri, volevo invece darmi una certa personalità. insomma un po’ d’orgoglio professionale… e potrei andare avanti per ore perché ne ho fatto talmente tanti, è tutto giocato sul bianco e nero, contrasti forte di luci e ombre. Questi varrebbe la pena di vedere particolare per particolare da qualche parte dovrei ancora conservare gli elementi che ho utilizzato per elaborarli, per esempio questa figura di alieno con quattro gambe e quattro braccia era descritta così io l’ho interpretato così questa figura di donna invece non c’era niente da inventarsi trattava di trovare una bella posizione elegante espressiva e basta. Qui c’è un ascensore spaziale come lo chiamano no? Che parte dalla terra e va in orbita e qui mi sono documentato perché c’erano dei progetti che parlano di queste cose ma non si hanno inventato nulla avrei potuto improvvisare qualcosa in questo caso sarei stato più che giustificato ma sapendo che potevo andare a reperire qualche elemento che mi aiutava. Per i modelli umani ti rifai a qualcuno che conosci… ti sei divertito inserire dentro qualcuno che conosci? Sì certo certo questo l’ho fatto soprattutto quando ho lavorato per una serie di illustrazioni di genere romantico perché dovevo fare delle situazioni semplici, immaginate una rivista… le chiamano femminili… ma le leggono anche i maschi non crediate… dove genere è la coppia che domina, poi magari c’è la figura del bambino… del vecchietto… del cagnolino… del passerotto… di cose di questo genere e in quel caso ero stufo di fare figure anonime ho cominciato a utilizzare i visi dei miei parenti, di amici e quindi ogni tanto succedeva che ricevevo una telefonata e qualcuno aveva scoperto di essere stato utilizzato. In questo caso particolare invece si parlava di un astronauta sovietico che è esistito veramente e io sono andato a documentarmi per vedere che faccia avesse. Quindi hai usato le tue doti di ritrattista. Ecco questo probabilmente come si dice era un modello fotografico che è servito per fare qualcosa che io l’ho riutilizzato, forse veniva da qualcosa di pubblicitario. Si parlava di una figura di un personaggio che assomigliava da Einstein, l’ho detto perché non fare lui. Non ho fatto memoria, perché chiunque si ricorda che Einstein aveva una bella chioma di capelli e tutto quanto, però perché non fare proprio lui visto che… Qui per esempio c’è il famoso uomo vitruviano, Leonardo a memoria, c’è un particolare della statua di Nettuno di Bologna che è a Bologna perché la storia è ambientata a Bologna. Quindi una grande ricerca anche cura dei dettagli. Ovviamente, sì certo. Questa è un’università americana, la facciata di un’importante università. Questo è l’autore del libro stesso, invece di fare un viso qualunque ho utilizzato il ritratto di chi ha scritto il libro. E qui invece mi sono divertito in una maniera un po’ insolita. Estraggo i lavori perché è l’unico modo per far capire senza… Queste sono due illustrazioni per due racconti che avevano dei punti in comuni scritti dallo stesso autore. E quando ho lessi la storia dissi, posso divertirmi anche io in questo caso… l’autore si era divertito in un certo modo, io mi sono divertito seguendo il suo… ma lui non è che chiedesse… ogni racconto era collegato a sé ma anche indipendente. E io ho fatto in modo che ogni illustrazione sia a se stante ma indipendente. vedete? Questo, ma non solo… perché si poteva ricombinare anche questa altra maniera. Quindi circolare. si esatto, una specie di unico e infinito. Quindi hai portato nel disegno proprio, diciamo, l’escamotage letterario che ha usato l’autore. Non mi risultava che qualcuno l’avesse mai fatto e sono stato contento perché… Ma gli autori poi li vedevano i tuoi disegni? non dovevano passare al vaglio del loro giudizio però non ho mai avuto obiezioni. anzi, uno soltanto mi ha… non era un autore in questo caso era un lettore che mi diceva “hai fatto un lavoro troppo bello per un racconto troppo stupido”. Io faccio del mio meglio, l’autore è responsabile della sua parte! Ecco, qui in questo caso per esempio l’autore di un’antologia aveva parlato di un giornalista e allora li ho effigiati nella stessa immagine. Allora, ci raccontami prima che hai avuto occasione di collaborare anche con editori esteri. Ci vuoi raccontare come è andata? È andata che appunto ho avuto la fortuna di trovare delle persone interessate al mio lavoro in questi congresi che si tenevano al di fuori dei confini nazionali, nella fattispecie in Inghilterra, e ho ricevuto la proposta di collaborare alle loro edizioni fantascientifiche. Quindi mi mandavano un programma semestrale di titoli che potevo affrontare. Io al limite speravo, e qualcuno era era stato tradotto già in Italia, quindi potevo leggermelo. Alte volte invece mi facevo aiutare dagli amici che leggevano l’inglese, perché anche i tedeschi in questo caso erano degli editori di Monaco di Baviera che traducevano dall’inglese o dall’italiano o dal francese il loro libri. Non ho mai potuto leggere nella loro lingua perché il tedesco non lo mastico ma neanche per sogno, però sono stati loro a permettermi di apparire anche fuori dall’Italia insomma, più di uno di questi editori. Devo dire che non me li ero andati a cercare, non avrei potuto trovare dei nomi, mettermi in contatto e tutto quanto, per il lavoro che facevo in quel periodo era sufficiente, però chiaramente se ne arrivava dell’altro interessante non lo disegnavo. E per un po’ di tempo ho avuto diverse collaborazioni sia col colore che col bianco nero per quanto riguarda, poi pian pianino si sono diradate, ma si sono dirredate anche in Italia come succede sempre per ogni cosa che nasce e poi pian pianino va a sparire.

Balene in volo: Senti invece dal punto di vista della tecnica tu cosa ne pensi del digitale?
Giuseppe Festino: Del digitale ho soltanto una grossa obiezione da fare, quella che ha creato un equivoco da parte non tanto degli artisti quanto degli editori ai lavori che sono rimasti affascinati da questo nuovo prodotto, la possibilità di costruire immagini utilizzando un mouse o una penna grafica, cose di questo genere. So che molti artisti, giovani artisti si sono innamorati anche loro di queste cose, come è giusto, hanno fatto le loro esperienze, resta il fatto che non hanno imparato, quantomeno non tutti molti, non hanno imparato ad usare la matita prima di usare la penna grafica o il mouse e quindi sono un po limitati in questo, però c’è spazio per tutto. Tu non l’hai mai impiegato? No, io ho utilizzato il computer qualche volta perché mi capita di dover mandare una mia immagine che nel frattempo si è sciupata per qualche cosa, per cui io uso il potoritocco, Photoshop per sistemarla e ripristinarla, semplicemente. Potrei farlo col colore ma tanto è un’immagine digitale, non è importante che sia ripresa pittoricamente come farebbe un restauratore classico.

Balene in volo: E come definiresti il tuo mondo illustrato? È un mondo popolato di?
Giuseppe Festino: È un mondo popolato di tante cose e che devo dire, diciamo che le storie di genere fantastico sono collegate alle immagini che io vedevo da ragazzino, quelle che mi hanno spinto praticamente a affrontare questo tipo di attività. Quindi mi sono innamorato anche di certe storie, di certi argomenti e tutto quanto. E avrei anche voluto raccontare io stesso in prima persona queste storie, solo che non avevo tempo, o facevo il disegnatore oppure tentavo di fare lo scrittore. Per cui ho cominciato a…. soffrendo devo dire… a lasciar perdere, a prendere il limite degli appunti e tener bene il resto. Però adesso è arrivato il tempo magari di esprimermi anche attraverso la scrittura. In questo caso il computer va bene perché mi permette di scrivere senza dover cambiare il nastro ogni volta alla macchina per scrivere.

Balene in volo: Quindi un tuo sogno nel cassetto, potremmo definirlo questo?
Giuseppe Festino: Il mio sogno nel cassetto si collega alle prime esperienze da ragazzo quando scoprì appunto queste immagini fantastiche dipinte da un collaboratore di Mondadori per realizzare le copertine di Urania, la rivista che mi ha, diciamo così, mi ha colpito profondamente nella fantasia. Questo signore a quei tempi valeva un po’ per tutti, non era originario italiano e aveva fatto tantissimi lavori, è venuto in Italia negli anni venti, ha lavorato anche per Mondadori e finché non è stato chiamato, riprescato appunto dalla casa editrice come copertinista di Urania. E questo signore è? Corrado Caesar, Kurt Caesar. Io non l’ho mai conosciuto di persone, durante gli anni ho avuto modo di leggere di lui perché lui faceva anche molto fumetto, ha collaborato con Mondadori, con edizioni di vario genere come si faceva in quel periodo soprattutto, tutti gli editori che offrivano delle possibilità di lavoro erano benvenuti. Però per me è rimasto nel cuore perché un talento di questo genere non lo riuscivo a trovare nessuna parte e non tanto per i soggetti che lui affrontava perché ho visto un sacco di immagini sue che non avevano niente a che fare con la scienza o con il fantastico, per avere una qualità di colore, di impostazione grafica, di insomma elementi attrattivi secondo me eccezionali perlomeno, la mia sensibilità reagiva davanti a queste cose. In seguito ho saputo che tutta la produzione che lui aveva realizzato per la rivista di Mondadori e Urania era stata distrutta, erano stati salvati soltanto in maniera eccezionale alcune tavole che io ho qui nello studio. A un certo punto qualche anno fa dopo essere riuscito a recuperare le ultime sopravvissute ho potuto vedere la misura esatta del lavoro, la tecnica più fine che si può osservare direttamente su un originale piuttosto che non da uno stampato, per cui ho deciso di rifare tutte quelle che sono state distrute. Avendo la voglia, il tempo abbastanza a disposizione, io mi sono messo a fare questa cosa qui e quindi sono quasi arrivato alla fine. Ecco perché dicevo finiamo con un collegamento all’inizio stesso. Quando io vidi per la prima volta queste cose fu perché avevo un vicino di casa che mi aveva regalato un paio di questi volumi, io ero contento perché vedo delle belle immagini, poi scoprii che c’erano degli altri ma questi li avevo avuti in regalo, gli altri dovevano essere togliati e allora cominciai a ricopiarli per tenermi le immagini, però li facevo con il gusto e con la capacità di un 13enne quindi ero ancora molto in erba. Quando ho deciso invece di ripristinare tutto il lavoro perduto di quest’uomo, lo ho potuto fare con la capacità di un professionista che ormai… ma quanti disegni hai rifatto? Per quella collana esattamente sono 174. Quindi è da tanto tempo che… si ci lavoro da metà degli anni 2000, dal 2005 diciamo in avanti e quasi finito. Ma l’autore originale lo sa? Non esiste più, è morto nel 1974. E’ un sacco di anni fa. Infatti uno dei miei rammarichi più grossi è stato quello di non aver avuto l’idea di andarlo a conoscere. Sapevo che era in Italia, sapevo che vivevo a Roma, poi in effetti si era spostato non di molto e quando ho avuto delle occasioni ero ancora piccolo per poter attivarmi in quel senso e quando l’ho saputo stavo cominciando a fare la mia strada praticamente, ero molto occupato a trovare collaborazioni di lavoro e queste cose. Ho appreso la notizia che sono di queste pubblicazioni specializzate, una piccola noterella, ci sono rimasto di sasso e mi sono detto “sono stato stupido, dovevo fare qualcosa” e purtroppo l’unica cosa per pagare il mio debito è stato questo, però diciamo così che è stato come un ritorno all’infanzia, perché rifare le cose fatte a un altro con il piacere di fare, di scoprire ancora la possibilità di creare quei colori, di sistemarli come li ho immaginati lui, senza i tasselli dell’editore che nascondevano delle piccole parti della copertina. E’ stato un po’ come dialogare con lui. Esatto, esatto. Ecco che esatto posso dire, quale sarà il mio futuro? Quello di completare questa cosa e di magari farne un libro perché racconto anche, visto che adesso sono in diretta anche a scrivere, racconto anche le traversie che ho avuto nel recuperare i fascicoli, la storia del riferimento dei pochi originali sopravvissuti, le cose che ho scoperto, le fonti documentative, tutte queste cose. Molto interessante.

Balene in volo: Direi come ultima domanda almeno su questo in questo giro, ti chiederei cosa consiglieresti a chi decide di intraprendere questa professione oggi? Avresti un consiglio da dare?
Giuseppe Festino: Consigli particolari non ne ho, devono essere convinti di voi da fare, che ogni ogni attività ha i suoi lati positivi e negativi, che questa per quanto possa sembrare una cosa facile non lo è, perché per fare le cose bene ci vuole un minimo d’impegno e poi bisogna guardarsi bene intorno e non limitarsi ai nostri confini nazionali perché sono un po’ strettucci soprattutto in questi ultimi tempi in cui la cultura, l’editoria in genere lasciano parecchio a desiderare. E vedi ad esempio qualche paese in particolare che ti sembra particolarmente brillante in questo periodo? Continua a esserlo la Francia e gli Stati Uniti senz’altro, poi niente, guardarsi in giro ma soprattutto non rimanere, non è un invito a evadere l’Italia come sta succedendo adesso per le ragioni che sappiamo. I giovani hanno il mondo davanti a loro e possono usarlo tutto non soltanto in parte. Limitarsi a rimanere nel proprio orticello certe volte non può soddisfare le ambizioni di chi giustamente vuole svilupparsi, vuole trovare nuovi percosi.

Balene in volo: Grazie mille Giuseppe Festino.
Giuseppe Festino: Di nulla, un piacere.

Dove puoi trovare Giuseppe Festino

Profili sociali:
WEB Wikipedia/Giuseppe_Festino
IG @giuseppefestino/

Opere di Giuseppe Festino

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